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al testo di alessandro venuto
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Da tutta la vita attendo che eroica la crepuscolare anima mia trovi il suo canto e non si franga simile a risacca contro gli scogli del giorno. Vorrei una voce. Ma invece celo sotto i panni dell’uomo sconfitto le vestigia del dio che tutto vuole, nulla stringe, odierno Superman che si nasconde da Clark Kent. Ma ho udito il dio gridare forte in Gae Aulenti e il poeta scrivere su carta ‘No, gente, Pan non è morto’ a conferma. L’ho visto scalare a forza i verticali boschi a caccia di modelle, ninfe di passerella che il mondo vagano e non fanno il nido che per pochi giorni. Il sole del mattino mi scaldava un poco ma il Dio mi bruciava il petto. Volevo una voce ma non gridai per tema del giudizio. Vidi Apollo sorridente in alto nelle torri del potere e Atena manager di Milano capitale scendere di tanto in tanto in Sempione con Diana per cacciare. Ma ancora non ero in grado di parlare. Scorreva veloce Hermes sul filo L’uomo un all’altro connettendo Ma mai qualcuno a se stesso Che ciascun di più l’ombra sua teme Che tutte quelle dell’intero Ade. Venere di notte la sua malia stendeva fuoco nelle vene e di ogni ragazza pelle di seta sete viva mi accendeva, una fiamma antica senza forma che del divino ha la sostanza. Per mesi mi aggirai ebbro di vita alla ricerca del tutto. Chiesi alle stelle urlando chi ero ma nemmeno si ritrassero per sdegno e solo il silenzio era eco al mio chiamare. S’accendea Piazza Castello di luci come un focolare, Zeus lanciava fulmini tra nubi plumbee dal Duomo verso Galleria Vittorio Emanuele. Poi una notte che il piacere dolore diveniva troppo forte una penna e un foglio di carta vennero in soccorso e non io, gli dei cominciarono a parlare. ‘Guarda l’uva che feconda nasce in autunno quando tutto muore e benedice i campi con dei chicchi bruni il lor turgore. Donne la raccolgono e insieme a bimbi e canti schiaccian via il succo prodigioso che nettare a me sacro acre botti empira’ nelle cantine odorose. Migliorera’ invecchiando, insegnamento e monito a ogni uomo. E cosi‘ tu, armato di divin strumento che entusiasmo dite, spirito insonne, guerriero d’arte, a te simili invia il tuo canto dalla tua stanza in Casoretto. Al timone di una barcaccia che sembra senza fondamento come l’Itacense assetato di esperienze, fa che sentano. Studenti, impiegati, donne di strada o imprenditrici, letterati e poeti, vagabondi e drograti non importa, dovranno sentire. Non gli opinionisti: a loro follia ha mangiato il cuore. A me dedica ogni strofa ma l’ispirazione oscena ricerca sempre dalla Musa. Lascia che ti accenda. Primavera d’inverno, Dell’alba tramonto, Homo novus Innalza il tuo canto! Che dei e uomini sentano. Non importa come sia, ma simile a giovane rapace lanciati nel vuoto e cadendo vincerai il cielo. Fa della tua vita la tua più grande opera: Eroica sia, niente di meno.’ Inviato da Libero Mail per iOS |
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